Venerabili e Servi di Dio dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
Mons. Dimiccoli - Don Caputo - Piccarreta - Suor Damato - Don Uva - Padre Leone

Servo di Dio P. Giuseppe Maria Leone CSSR

Le sue spoglie traslate il 17 dicembre 1983 dal Santu​ario di Pompei alla Chiesa Madre di Trinitapoli su richiesta ​dell’Arcivescovo di Tran​i, Mons. Giuseppe Carata.
Contro il parere della Congregazione dei Redentoristi della Provincia napoletana molto legata al confratello.  

P. Giuseppe Maria Leone

D opo aver riposato nella cripta della Basilica della Beata Vergine del Rosario in Pompei, accanto a quelle del Beato Bartolo Longo, entrambi artefici nella realizzazione del Santuario e delle Opere di Pompei, quarant’anni fa, il 17 dicembre 1983, le spoglie mortali del Servo di Dio Padre Giuseppe Maria Leone, Redentorista, venivano traslate a Trinitapoli, dove era nato il 23 maggio 1829, presso la Cappella del SS. Sacramento della Chiesa Madre, Collegiata di Santo Stefano. Alla sua morte, avvenuta in Angri (Sa) il 9 agosto 1902 nel Collegio dei Redentoristi da lui diretto, fu inumato nel cimitero di quel Comune.  Il 30 ottobre 1920, i resti mortali di P. Leone vengono esumati, traslati e tumulati a Pagani (Sa), nella chiesetta annessa alla Basilica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, nello stesso sacello che in precedenza aveva ospitato il fondatore della Congregazione ed a fianco di quello del suo confessore, Venerabile P. Antonio Losito da Canosa di Puglia. Ma sarà solo un’altra tappa, perché dopo mezzo secolo, nel 1971, l’Arcivescovo di Pompei, Mons. Aurelio Signora, grande estimatore della figura del sacerdote Redentorista, consapevole del ruolo decisivo avuto dal Servo di Dio, insieme all’avvocato di Latiano (Br), Bartolo Longo, nella realizzazione del Santuario di Pompei e delle Opere annesse, dispose che le spoglie di P. Giuseppe Maria Leone riposassero nella cripta della Basilica, accanto a quelle di Bartolo Longo, del quale il Liguorino era stato, per 18 anni, confessore, direttore spirituale e il consigliere.  Fu proprio l’avvocato salentino, nella sua testimonianza al processo per la Causa di Beatificazione del Servo di Dio (ancora in corso), a dichiarare, tra l’altro: “ha avuto una parte segreta, ma efficacissima, nel compimento del Santuario”; “su sua indicazione sono stati realizzati: il rivestimento in marmo del Santuario; la erezione dell’altare al Transito di S. Giuseppe e al Cuore di Gesù; i lavori della Facciata monumentale del Santuario, primo monumento nel mondo alla Pace universale”,  che – ricordiamo - culmina con la statua della Madonna, Regina della Pace, alta 3,25 m., ricavata da un solo blocco di marmo di Carrara, scelto da Leone, sotto la quale sono riportate la dicitura PAX e l’anno della inaugurazione MCMI (1901).  Altra conferma viene da P. Benedetto D'Orazio, primo Postulatore generale nella Causa di Beatificazione del redentorista, che, nel 1922, così scriveva: “per un periodo di 18 anni, il Liguorino fu l’ispiratore di tutto ciò che venne realizzato a Pompei per opera di Bartolo Longo”. Per questa e altre ragioni, l’Arcivescovo Signora ritenne che quella fosse la meritata ultima dimora di Padre Leone. ben sapendo, peraltro, che sulla terra aveva due soli affetti: il Papa e il Santuario di Pompei. Interpretando, – fu convinzione unanime – il pensiero del Servo di Dio. Accadde, però, che nel 1979, l’Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Mons. Giuseppe Carata, richiese la traslazione delle spoglie di P. Leone a Trinitapoli. L’istanza fu accolta (21 aprile 1983) dalla Commissione cardinalizia di Pompei. Ma la Congregazione era (ed è ancora oggi) fortemente legata a P. Leone, e così il Padre Provinciale dei Redentoristi di Napoli, con sede a Pagani, Giuseppe Capone, conosciuto e stimato per il forte senso di appartenenza alla Congregazione e alla vita di comunità, il 15 ottobre 1983, gela mons. Carata comunicandogli il parere negativo del “Consiglio Straordinario per la traslazione dei resti mortali del P. Leone”. Ma, ciononostante, alcuni giorni dopo, il 7 novembre 1983, viene comunicato a  Mons. Carata, il 12 novembre 1983, il definitivo parere favorevole alla traslazione.   E così, il 17 dicembre 1983 P. Leone fa ritorno a Trinitapoli. Il suo feretro attraversa le strade cittadine accompagnato dalla statua della Madonna che  P. Leone fece realizzare a Napoli quale ringraziamento per aver fatto cessare il colera a Trinitapoli, dal Cardinale Pietro Palazzini, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, dall’Arcivescovo Carata, dal Cavaliere dell’Ordine di Malta, Hermes Filipponio, dal sindaco di Trinitapoli, Arcangelo Sannicandro, dai rappresentanti di vescovo e sindaco di Pompei, da autorità civili e militari del territorio e dall’intero popolo casalino.  Il corteo, infine, giunge in piazza Umberto I, dove si ergono, una di fronte all’altra, la Chiesa di San Giuseppe, da lui retta dal 1865 al 1880, e la Chiesa Madre, dove, al termine di una Solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta da Mons, Giuseppe Carata, le spoglie del Servo di Dio vengono tumulate nella Cappella del SS. Sacramento.   Ma P. Leone avrebbe preferito tornare a Trinitapoli o restare nel “suo” Santuario? Di sicuro, avrebbe obbedito ai superiori. Non va dimenticato, comunque, il profondo legame, umano e spirituale, con le provincie di Napoli e Salerno: noviziato a Ciorani; ordinato sacerdote ad Amalfi (1854); ministero sacerdotale a Vallo della Lucania, Caposele (Materdomini), Casa provinciale dei Redentoristi di Pagani, Napoli, Fisciano, Eboli, Angri, Pompei, ecc. Dopo il rientro a Trinitapoli, nel 1865, da Vallo della Lucania (Sa), per la chiusura degli ordini religiosi, P. Leone fu costretto a rientrare nella sua città natale, dove fu nominato rettore della Chiesa di San Giuseppe. Qui vi rimase per 15 anni, celebrando l’Eucarestia, predicando e confessando senza sosta; fondando la Congregazione Francescana, la cui sede originaria si conserva ancora intatta, nei cui pressi, poi, è sorto il Convento dei frati Cappuccini. Con la riapertura dei Conventi, il 1880, fu richiamato dalla sua Congregazione in Campania per ricoprire l’incarico di superiore del Collegio di Angri (Sa). A nulla servirono le preghiere dei suoi familiari a restare, né le implorazioni dei suoi concittadini, alla stazione ferroviaria, memori dei numerosi prodigi compiuti dal Liguorino, tra cui la cessazione immediata dell’epidemia di colera, nel 1867, tramite l’accorata novena  davanti al quadro della Madonna, conservata nella chiesa di S. Giuseppe. Ora, però, bisogna guardare in avanti: continuare a pregare perché, finalmente, P. Leone possa salire agli onori degli altari.  

Gaetano Samele