Venerabili e Servi di Dio dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
Mons. Dimiccoli - Don Caputo - Piccarreta - Suor Damato - Don Uva - Padre Leone

Saluto del postulatore diocesano
mons. Sabino Amedeo Lattanzio

a conclusione della Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Michele Seccia

Il Postulatore mons. Sabino Lattanzio dà lettura del decreto di venerabilità

Grazie caro don Michele per aver accettato di presiedere questa Solenne Eucaristia, durante la quale abbiamo elevato il nostro rendimento di grazie alla Trinità Santissima per il dono fatto alla nostra Chiesa locale del presbitero barlettano don Ruggero Maria Caputo.
L’occasione di questo incontro liturgico è scaturita dalla ricorrenza del primo anniversario del riconoscimento da parte del Santo Padre Francesco della Venerabilità di don Ruggero, dal quale fosti battezzato lo stesso giorno in cui nascesti, che hai conosciuto fin dalla tua infanzia in San Giacomo e per il quale hai anche deposto al Processo di Beatificazione contribuendo a mettere in luce le sue virtù, il suo zelo pastorale e la sua santità di vita.
In questa Basilica Concattedrale don Ruggero l’8 maggio 1907 fu rigenerato alla grazia battesimale, sotto lo sguardo materno della Beata Vergine Maria dello Sterpeto, Salus populi Barulitani, nostra Celeste Patrona. Qui il 25 luglio 1937, unitamente ad altri tre confratelli, fu consacrato sacerdote di Cristo. Sempre in questo sacro tempio, nella mansione di Canonico Onorario, egli ha salmodiato coralmente, cantando con la sua bella e fervida voce le lodi al Signore, preludio della Liturgia Celeste.
La dichiarazione della sua Venerabilità è un primo importante pronunciamento da parte della Chiesa, con il quale si riconosce che il Servo di Dio ha esercitato le virtù in una forma eroica. Qualora saranno verificati in seguito tutti gli altri elementi richiesti per la Beatificazione e la Canonizzazione, potrà essere raccomandato alla pia devozione e alla imitazione del Popolo di Dio.
Questo riconoscimento ufficiale è importante non solo per noi che abbiamo avuto la grazia di conoscerlo di persona, ma anche per tutti i fedeli di questa terra benedetta fecondata e beneficata dal suo instancabile zelo pastorale, sempre mosso dall’ansia evangelizzatrice, affinché tutti possano innamorarsi di Gesù, suo “sommo e unico bene”.
Don Ruggero è stato incurante delle tante sofferenze e lacrime versate per tale nobile causa, convinto, com’era, che: “le anime si conquistano con la croce e con le ginocchia”. Anche il frate stigmatizzato, san Pio da Pietrelcina, ebbe a confortarlo in un momento di grande prova, dicendogli: “Ricordati, le vie di Dio sono segnate dalla croce!”. Così, ai piedi dell’Eucaristia e all’ombra della Croce, egli ha perseverato gioiosamente, e il Signore non si è lasciato vincere in generosità rendendo feconda la sua missione sacerdotale: ne danno testimonianza le centinaia di giovani da lui suscitate alla “sequela Christi” e la numerosa schiera di fedeli laici orientati alla vita matrimoniale e impegnati in più svariati campi nel sociale, distintisi con coerenza cristiana.
Porto grande rispetto verso l’indimenticabile Venerabile mons. Raffaele Dimiccoli e tante altre figure che si sono distinte per santità di vita e per le quali ho messo altrettanto impegno per le loro Cause di Beatificazione e Canonizzazione. Senza nulla togliere al loro impegno personale, alle fatiche e ai travagli per seguire e imitare Gesù Cristo, questi “campioni di santità”, nei loro ruoli (vedi don Tonino Bello, vescovo, mons. Dimiccoli, fondatore di Oratorio e vicario generale, madre Elisa Martinez, fondatrice, ecc...), dal lato umano hanno avuto una propria gratificazione.
Don Ruggero, invece, è vissuto sempre umiliato, nel ruolo di viceparroco, “cacciato” di parrocchia in parrocchia, senza mai avere l’incarico neanche di una chiesa rettoriale da gestire autonomamente, proprio come il “Figlio dell’uomo che non aveva dove posare il capo” (cfr Mt 8, 20). Richiamandogli le sue origini, alcuni confratelli lo identificavano “u zappaturicch”! Perché, allora, mi sono tanto impegnato per mettere in luce la sua santità e le sue virtù? Oggi si entra facilmente in crisi dinanzi alla minima difficoltà. Spesso si sente dire da chi ha già intrapreso la vita matrimoniale, la vita sacerdotale o religiosa: “Non mi sento gratificato… realizzato!”. Per questo con grande facilità si crolla... prendendo altre strade. Attraversato da innumerevoli prove, cosa avrebbe dovuto fare il nostro don Ruggero? Eppure ha letto tutto questo con uno sguardo superiore, puntandolo sul Maestro Divino che lo andava scarnificando da tutto ciò che non era Lui, per attaccarlo unicamente alla Sua persona. Solo in questa luce possiamo comprendere ciò che egli, nella Pasqua del 1978, vergò con le sue lacrime in uno scritto consegnato ad una figlia spirituale come suo testamento d’amore: “Gesù, Te solo io cerco, Te solo io desidero, Te solo voglio, Te solo io bramo al di sopra di ogni altro bene. Tu solo sei la mia sete che mi arde nel cuore sempre, sempre, in ogni istante della mia vita e in ogni palpito del mio cuore. Gesù, che io mi sappia sempre superare, sappia sempre confidare, sempre morire a me stesso, sempre starTi vicino, calcando le tue orme”.
Don Ruggero, con la sua altissima testimonianza di evangelica fedeltà, diventa, così, modello e sostegno di coloro che corrono il rischio di non sentirsi gratificati per “mancanza di ruoli” o perché attraversati da momenti di buio e di prova. Egli, da vero maestro di spirito, si rivolge a ciascuno di noi dicendoci: “Non temere. Il Signore è sempre con te, non ti abbandona. Ai miei occhi tu sei importante per quello che sei e non per il ruolo che rivesti!”.
Nato e cresciuto nella Parrocchia di San Giacomo Maggiore, ho avuto la grazia di conoscere e di apprezzare il caro don Ruggero, confermato anche dalla sua fama di santità già diffusa tra i fedeli quand’era in vita. Avevo appena diciannove anni quando morì il Servo di Dio e subito mi misi alla ricerca dei suoi scritti e delle testimonianze a suo riguardo. Per questo il felice evento del riconoscimento della sua Venerabilità lo vedo come il coronamento del mio costante e umile lavoro portato avanti da anni con affetto filiale. Oggi anche la presenza di tanti fedeli e soprattutto di tanti miei confratelli nel sacerdozio, mi riempie di gioia e mi conferma che quanto ho operato in questi anni non è stato un mio “prurito personale” ma un impegno portato avanti a nome e a vantaggio di tutti voi. Cari confratelli presbiteri, spesso salgono agli onori della cronaca tante notizie negative che infangano il buon nome del sacerdozio e della Chiesa, quanto abbiamo bisogno di esempi luminosi come il nostro caro don Ruggero!
Ora non ci resta che pregare affinché possiamo ottenere un segno dall’Alto, cioè un miracolo per la sua Beatificazione. Intanto siamo certi che don Ruggero Caputo continua a intercedere per noi perché sappiamo seguirlo nel cammino di santità, per poi contemplare svelatamente con lui, un giorno in cielo, quel Dio nascosto che abbiamo adorato nel mistero sulla terra.