Venerabili e Servi di Dio dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
Mons. Dimiccoli - Don Caputo - Piccarreta - Suor Damato - Don Uva - Padre Leone

Ricorrono i 100 anni della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie e delle Ancelle della Divina Provvidenza

fondate dal Venerabile don Pasquale Uva

Casa della Divin Provvidenza a Bisceglie

F inalmente ci siamo: nel 2022 la Casa Divina Provvidenza e la Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza, fondate dal Venerabile don Pasquale Uva, compiono 100 anni di età.  In questi giorni tra dialoghi, incontri, dibattiti, lodevoli programmi e iniziative già avviate durante le scorse festività natalizie, sebbene il quadro della pandemia inviti alla prudenza, non sarebbe male ricordare come – rammenta suor Anna Teresa Valentini – l’essenza del cristianesimo consiste nell’amare Dio e nell’amare il prossimo. L’aveva detto Gesù nella bellissima pagina del Samaritano, quando gli fu domandato «E chi è il mio prossimo?» Gesù riprese: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va e anche tu fa lo stesso». (Lc 10,30-37). Ma quell’episodio evangelico, come tanti altri, – continua suor Anna Teresa – per molti di noi è diventato materia agiografica o addirittura iconografica, non assimilabili ai nostri tempi.  Contrariamente don Pasquale Uva è uomo dei nostri tempi, anche se sacerdote in eterno, ha saputo cogliere l’insegnamento di Gesù. Sembra che non si possa più e meglio inquadrare l’opera feconda di umana solidarietà che il modesto parroco di Bisceglie presenti nel suo spirito evangelico e con impulso poderoso di volontà realizzatrice, in pochi anni di appassionato e intenso lavoro, edificò in un complesso di Istituti assistenziali che recano, nel dolore della malattia e dell’ambiente, anche l’inconfondibile impronta e la testimonianza di una fratellanza cristiana, trasformata in concreta attuazione di risanamento sociale, indirizzata secondo le più moderne norme medico-assistenziali, armonizzando pensiero e vita, coscienza e costumi, scienza e fede, con continua e luminosa semplicità.  In pratica – ritiene suor Anna Teresa – bisogna amare i folli per essere capaci di servirli. E don Uva ed i suoi collaboratori, le Ancelle della Divina Provvidenza, da lui fondate e i laici, che egli ha plasmato spiritualmente, amano infinitamente queste creature doloranti, che spesso solo in apparenza hanno perduto non il senso della vita ma, se mai, quello della corrente realtà sociale, perché anche la follia ha i suoi savi, come la saggezza ha i suoi stolti. Assistito da una fede profonda, il Fondatore della Casa Divina Provvidenza per tanti anni ha lavorato a favore di molti fratelli sofferenti nel corpo e nello spirito, che da qualche sociologo sono ancora considerati un paradosso nel calcolo barattiere della produttività e nel riflesso edonistico della moderna società; uomo di poche parole, ha lavorato con coraggio, con tenacia, con disciplina, con fede incrollabile nella “Divina Provvidenza”. Ma non è stato tutto rose e fiori. Vi sono stati lungo il cammino – continua suor Anna nel suo infervorato racconto – periodi di una tragicità emozionante, per l’Opera da lui fondata. Salvato dalla sua fede e dalla sua tenacia con sacrifici personali inenarrabili, con sforzi che non è agevole narrare e che don Uva dichiara di non volere nemmeno ricordare. Quel che ricorda è che lui e le sue Ancelle non sentono, non hanno sentito mai segni di stanchezza. Ed è qui il mirabile! Cito un suo brano: “Ho sentito sempre in me un pericolo. Il pericolo di enunciare un progetto, di propormi una conquista, una meta, un fine. È bastato averlo enunciato per averlo compiuto, attraverso quali lotte non so dire… Avendo una fede sconfinata, avendo constatato il trionfo continuo ed immancabile di questa fede, avendo l’intima convinzione di essere assistito da Dio… ho perduto la sensazione degli ostacoli. E pur finisco col superare tutti gli ostacoli, tutti, per vincere in nome della Provvidenza che si benigna di assistermi…”. L’Opera di don Pasquale Uva – conclude suor Anna Teresa – non ha bisogno di presentazione, così è largamente e diffusamente nota, per l’alta umanità che la ispira e per l’interesse sociale che soddisfa, sostanziata com’è da cento anni di assistenza integrale ai minorati psichici, ammalati mentali, anziani e tutti quelli che hanno avuto bisogno del pane della “Divina Provvidenza”. 

Sabina Leonetti

L’arcivescovo Mons. D’Ascenzo e le Ancelle della Divina Provvidenza