Venerabili e Servi di Dio dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
Mons. Dimiccoli - Don Caputo - Piccarreta - Suor Damato - Don Uva - Padre Leone

Omelia dell’arcivescovo Michele Seccia

uno dei testimoni “de visu” al processo di beatificazione di don Ruggero Caputo

Omelia dell'arcivescovo metropolita di Lecce, mons. Michele Seccia

Carissimi Fratelli e Sorelle,
non riesco a nascondere la mia emozione e commozione nel celebrare con voi e per voi questa Santa Eucaristia nella Cattedrale di Barletta, per ringraziare la Santissima Trinità del riconoscimento ufficiale e formale del Decreto di Venerabilità del nostro indimenticabile sacerdote don Ruggero CAPUTO che ho avuto la grazia di conoscere e apprezzare; risultato ottenuto per la documentazione raccolta con perseverante dedizione e paziente lavoro da don Sabino Lattanzio, a cui va la gratitudine mia, ma soprattutto della Chiesa Diocesana di Trani-Barletta-Bisceglie. Un lavoro non facile e molto articolato, andato a buon fine grazie anche alla collaborazione di coloro che in modi diversi hanno dato il loro apporto, specie di tanti laici, religiose, religiosi e sacerdoti che hanno testimoniato circa lo zelo sacerdotale, pastorale di don Ruggero, sacerdote umile e operoso, semplice e determinato, disponibile e riservato, ricco di fede e uomo di profonda vita spirituale.
Quante volte fin da piccolo in parrocchia, accompagnato da mia madre, ho ascoltato la sua voce mentre la sua mano si alzava con il segno benedicente, in segno di consolazione, sostegno, perdono! Intanto, specchiandomi in lui, cresceva il sogno diventato vocazione al ministero presbiterale. Giovane prete, allora viceparroco allo Spirito Santo, l’aver assistito all’offerta della sua vita che si stava consumando, il “Sacrificio Eucaristico” si è tradotto nel “sacrificio” di un ministero vissuto quotidianamente sino alla fine. Chi l’ha visto rende testimonianza ed è certo di avere una guida e un protettore in Cielo.
Non si tratta di esaltare la persona per simpatia, ma perché abbiamo davvero dinanzi un uomo di Dio che si è messo in ascolto personale della PAROLA, così come abbiamo cercato di fare noi in questa prima parte della Liturgia Eucaristica. E sempre mettendoci in ascolto interiore della medesima PAROLA DIVINA che possiamo meglio dare la nostra bella testimonianza del ricordo che conserviamo di lui.
Fratelli, ci ha detto l’apostolo Paolo: “Io piego le ginocchia davanti al Padre … Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori…”. Chi di noi non ricorda le lunghe e prolungate soste in adorazione davanti al tabernacolo del nostro don Ruggero? Ecco il primo movente della sua fede umile e perseverante. Quante ore di adorazione eucaristica nella quotidianità della sua assidua presenza nella Parrocchia di San Giacomo Maggiore e nelle altre Chiese Parrocchiali dove egli ha svolto il suo umile ministero di viceparroco! In adorazione… ma pur sempre in attesa e disponibile per chi aveva desiderio di una parola di conforto o bisogno di confessarsi.
E potrei continuare ancora, nel ricordare l’affabilità con cui egli accoglieva il penitente e si poneva in ascolto, per poi iniziare una convinta e appassionata esortazione - spesso mostrando il Crocifisso - prima di dare l’assoluzione e raccomandare le intime soste di adorazione ai piedi dell’Eucaristia e la devozione a Maria Santissima attraverso la recita del santo Rosario.
Il “giovane contadino”, innamorato di Gesù, aveva maturato la vocazione al sacerdozio sotto la guida del Venerabile mons. Raffaele Dimiccoli. Entrato nel Seminario di Bisceglie e in seguito nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta, intraprese il cammino di formazione non senza difficoltà, con l’ausilio di valenti superiori e formatori. Come non ricordare i rettori mons. Giovanni Nogara e mons. Pietro Ossola, il padre spirituale, il coratino mons. Luigi Doria, e i suoi esemplari amici di Seminario, quali il card. Corrado Ursi e il nostro carissimo e indimenticabile arcivescovo mons. Giuseppe Carata?
Da sacerdote, oltre al lavoro in parrocchia, non è mancato l’impegno nella scuola, dove attraverso l’incontro con gli alunni delle scuole medie, don Ruggero trasmetteva come docente di religione (anche di mia sorella Angela), la sua passione di evangelizzare, stimolando la conoscenza dei testi sacri e coinvolgendo i suoi studenti nel dialogo, spesso molto animato, anche con delle battute facete e provocatorie … e non pochi, poi, si decidevano a frequentare la chiesa dove potevano incontrare don Ruggero e magari per fare una confessione o entrare nel gruppo giovani della parrocchia in cui egli operava.
Ma una domanda continuo a farmi a distanza di anni. Come mai sono state molte le giovani e i giovani che da lui guidati spiritualmente hanno scelto di seguire la vocazione alla vita consacrata al sacerdozio, in diverse congregazioni di vita attiva, missionaria, in comunità di vita contemplativa o nella consacrazione nel mondo?
Certo, non è semplice dare una risposta a questa domanda. Sì, è vero, la vocazione rimane sempre un mistero tra Dio che chiama e la persona che avverte un desiderio intimo che pian piano si trasforma in una decisione che porta il bambino, l’adolescente, il giovane, con entusiasmo, a fare una scelta di totale consacrazione al Signore.
Da giovane sacerdote (fine anni ’70) sentivo parlare delle tante vocazioni sacerdotali e soprattutto delle circa 200 giovani tra tutte quelle che don Ruggero seguiva spiritualmente che si erano consacrate. Molte tra loro erano entrate in monasteri di clausura (clarisse, benedettine, adoratrici del SS. Sacramento, …) o in un Istituto di vita attiva: missionarie, educatrici e di vario genere di apostolato. Avvicinando alcuni suoi figli e figlie spirituali mi sono confermato che, oltre al Signore “Padrone della messe”, a far maturare i tanti frutti c’era stato il costante e instancabile impegno apostolico e pastorale di questo santo sacerdote.
Quale la scaturigine di tanta fecondità? La sua intima e costante comunione orante con il Signore e le lunghe ore giornaliere che trascorreva in confessionale. Anche il breve periodo estivo di vacanze che si concedeva era tutto dedicato alla visita dei monasteri dove incontrava e continuava a seguire le giovani che avevano fatto quella scelta … nonostante l’iniziale reazione contraria di tanti genitori che nel tempo, ben presto, leggevano quel sacrificio come un segno di benedizione per tutta la famiglia.
Nel Vangelo abbiamo ascoltato come Gesù sentiva compassione vedendo le folle stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore. Per questo ha detto ai discepoli di pregare il Padre, Signore della messe, perché inviasse operai nella sua messe, mossi dalla medesima compassione divina. Questa esortazione, in modo particolare, è stata fatta propria dal nostro Venerabile.
Tale invito risuona ancora per tutti noi. Che diventi un impegno quotidiano, seguendo l’esempio che don Ruggero ci consegna questa sera, con l’autorità che deriva dal riconoscimento della Congregazione delle Cause dei Santi e dal sigillo del Santo Padre Francesco di quanto è stato dichiarato e documentato nella consultazione dei tanti testimoni a suo tempo ascoltati, sotto giuramento, dal “Tribunale Diocesano” costituito dall’arcivescovo mons. Giovanni Battista Pichierri, di venerata memoria.
Il Decreto di “Venerabilità” rappresenta, dunque, la conferma ufficiale da parte della Chiesa che il Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse, quindi, degno di essere venerato. Ci sono voluti anni perché la documentazione e le testimonianze processuali confluissero nella “Positio”, termine latino che indica il volume che viene consegnato al Cardinale Prefetto della sunnominata Congregazione Vaticana, dando inizio, così, a un procedimento che ha previsto un’attenta analisi di tutto il lavoro svolto, divenuto oggetto di studio per il giudizio di teologi, cardinali e vescovi nominati dalla stessa Congregazione, ai quali è spettato il delicato e fondamentale compito di analizzare il procedimento seguito dal Tribunale Diocesano per accertare la consistenza delle deposizioni dei testi e dare il giudizio finale prima di sottoporlo al Sommo Pontefice.
A questo punto possiamo dire che sino ad oggi c’è stato l’impegno di coloro che hanno contribuito all’elaborazione di quanto richiesto dalle Norme proprie per i Processi di riconoscimento delle virtù e delle opere dei candidati proposti come esempio di vita cristiana. Poi è stata verificata la fama di vita santa che persevera nella memoria diffusa tra le persone che hanno conosciuto il “Servo di Dio”. Ora, a tutti noi non resta che continuare a pregare rivolgendoci alla Divina Misericordia per ottenere grazie, nel nostro caso, per intercessione dell’indimenticabile don Ruggero Caputo, prete umile, eucaristico, educatore di generazioni di giovani e adulti con il carisma del discernimento vocazionale, affinché venga elevato quanto prima agli onori degli Altari.
Invochiamolo, dunque, perché ci ottenga la grazia di cui abbiamo bisogno e sosterremo, così, il percorso verso il completamento dell’iter canonico della Causa di Beatificazione e Canonizzazione. E siamone certi, sapremo di poter contare della sua benevola intercessione, così come egli stesso ebbe a rassicurare ad una figlia spirituale, suor Maria Celestina Piazzolla, claustrale del Monastero locale di San Ruggero, come traggo a sommi capi dalla sua testimonianza processuale.
Ogni anno don Ruggero, con gli altri sacerdoti della città, prendeva parte alla Messa Pontificale in onore del Patrono di Barletta, San Ruggero vescovo. Anche il 30 Dicembre 1979, alcuni mesi prima che morisse, vi partecipò nonostante fosse già devastato da un male imperdonabile. Da pochi giorni in quel Monastero era deceduta una delle figlie spirituali, suor Maria Cecilia Filomeno. Ancora scosso da quella perdita, nel salutare dalle grate della clausura le altre sue figliuole, singhiozzando don Ruggero disse: “Le mie figlie in cielo sono tante e mi reclamano dicendo: è ormai ora di venirci a tenere le adunanze in cielo”. A quella affermazione suor Maria Celestina, la testimone che sto citando, intervenne dicendo: “Padre, non pensate che ci siamo noi e che noi abbiamo ancora bisogno della vostra presenza?”. E don Ruggero: “Figlie mie, anche dal cielo io sarò sempre in mezzo a voi!”.
Carissimi fratelli nel sacerdozio, carissimi fedeli, portiamo questa rassicurazione fattaci dal Venerabile don Ruggero Caputo, sicuri anche noi di averlo nostro protettore in cielo. Amen!  

Al termine della Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Michele Seccia nella Concattedrale di Barletta