Il 25 luglio è stata inaugurata 
                la statua in bronzo del servo di Dio 
              DON RUGGERO CAPUTO 
              Non si era ancora spento tra i fedeli l’entusiasmo 
                suscitato il 2 luglio con la benedizione 
                in San Giacomo dell’armadio-reliquiario 
                contenente i ricordi del servo di Dio don Ruggero 
                Maria Caputo, quando il 25 luglio - 71° anniversario 
                della sua ordinazione sacerdotale - a un anno 
                dalla chiusura dell’Inchiesta Diocesana sulla vita, le 
                virtù e la fama di santità del sunnominato Servo di
                Dio, è stato inaugurato nella medesima parrocchia 
                il monumento in bronzo di pregevole fattura che riprende 
                con fedeltà i tratti di don Caputo, nell’atto di 
                dispensare ai fedeli il corpo e il sangue di Cristo.                “L’ho voluto ritrarre in questo atteggiamento - dichiara 
                l’artista canosino, Antonio Lomuscio - per eternare 
                nel bronzo quella che è stata la sua specificità”. Don Ruggero, 
                infatti, è vissuto “per Cristo, con Cristo e in Cristo” 
                che si fa presente agli uomini di ogni tempo nella 
                Santissima Eucaristia, “Sacramento per eccellenza” e                “nostro tesoro più bello”, così come ultimamente ha ribadito 
                Benedetto XVI nell’omelia, in collegamento audio-video 
                via satellite con Québec (Canada), durante la Messa conclusiva 
              del 49° Congresso Eucaristico Internazionale. 
              Nel Natale 1979, pochi 
                mesi prima di morire, scriveva 
                alle figlie spirituali 
                inviate tra le Clarisse di Albano 
                Laziale: “Gesù è tutto
                per me, e io devo essere tutto di 
                Gesù …fuori di Lui nulla, nulla,
                povero e spoglio come Lui 
                sulla paglia… Ho Gesù e basta. 
                È una certezza? Si. Da dove? 
                Da questa povertà e abbandono 
                nella bontà misericordiosa del 
                nostro Dio. Neanche un istante 
                senza Gesù. Un istante sarebbe 
                come un infarto, la morte”. 
              Don Caputo, nutrendosi 
              di Eucaristia divina, si 
              trasformò in un’eucaristia 
              umana, ossia in un pane che 
              si consuma nutrendo. E di 
              questa Presenza divina, lungo 
              il suo ministero sacerdotale
              contagiò fortemente anche i 
              fedeli, facendone sentire loro il bisogno. Spesso, infatti, ripeteva:              “Voglio amare Gesù 
              come lo amava Maria e voglio 
              portarLo agli altri con lo stesso 
              slancio con cui Lei lo portò alla 
              cugina Elisabetta”. 
              Questa opera artistica 
              attualmente è stata collocacollocata 
              presso l’antico altare del 
              Santissimo in San Giacomo, 
              in quel medesimo luogo in 
              cui per anni il servo di Dio 
              don Ruggero Caputo ha celebrato
              il Divino Sacrificio, 
              ha dispensato a piene mani 
              questo “Pane disceso dal cielo” 
              ed ha sostato lungamente in 
              adorazione, e dove attualmente 
              riposano i suoi resti 
              mortali in attesa della risurrezione 
              finale. 
               don Sabino Lattanzio (Postulatore diocesano)  |