Il Cardinale Ursi è andato
incontro al Signore
per cantare l’Alleluia che non avrà mai fine
“Sento sempre un fremito strapotente che non ho potuto spegnere dentro
di me. Una parola “Alleluia”. Spero di chiudere con questa parola
la mia vita terrena e desidero che sia essa l’unica che proferirò al
Signore quando mi chiamerà a sé”. Con queste parole il
Cardinale Corrado Ursi salutava il clero e i fedeli il 6 giugno 1987 nel lasciare
il governo dell’Arcidiocesi Partenopea e attendere il giorno che non
conosce tramonto. E quel giorno è giunto venerdì 29 agosto, non
inaspettato ma atteso perché si trattava di lasciare la morte per entrare
nella Vita.
Nato ad Andria il 26 luglio 1908, Corrado Ursi fu ordinato sacerdote il 25
luglio 1931. Subito fu richiamato al Pontificio Seminario Regionale di Molfetta,
dove era stato formato, in qualità di Vice e, dopo breve tempo, di Rettore.
Nei vent’anni di Rettorato ha avuto la gioia di accompagnare all’altare
quattrocento sacerdoti.
Per il grande zelo profuso in Seminario e per le sue spiccate doti intellettuali
e morali il 31 luglio 1951 gli giungeva la nomina a Vescovo di Nardò.
Dopo dieci anni fu promosso all’Arcidiocesi di Acerenza e nel 1966 alla
sede di Napoli. È stato unanimamente riconosciuto “uomo della
Parola, uomo dell’Eucaristia, uomo della fede, uomo di Chiesa, uomo dell’ascolto
e del dialogo”.
Nel 1996, in seguito all’apertura della Causa di Canonizzazione del Servo
di Dio mons. Raffaele Dimiccoli, il Cardinale rilasciò una illuminata
e originale testimonianza sul medesimo, dichiarando, tra l’altro: “… proprio
dai ‘frutti’ (cfr. Mt 16,20), cioè dai suoi giovani, che
io ho avuto modo di conoscere, apprezzare ed amare mons. Raffaele Dimiccoli,
fin da quand’ero al Seminario Regionale di Molfetta.
|