n. 3 Luglio-Settembre 2009 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 
Suor Samuele, sorella di don Caputo,
a trentacinque anni dalla morte

Il 7 giugno 1974 moriva suor Samuele, al secolo Angela Caputo, sorella del servo di Dio don Ruggero Caputo. Nata a Barletta il 1° febbraio 1898, fin da adolescente frequentò il convento dei frati minori cappuccini mettendosi sotto la loro guida spirituale. Qui le fu vera maestra, non solo di catechismo ma soprattutto di vita, Angelina Scuro, anima eletta consacrata al Signore nel secolo, e sorella del vicario generale mons. Francesco Paolo Scuro. La nostra Angela divenne catechista vivace e intraprendente, missione che continuò lodevolmente anche da religiosa, tanto da ricevere la premiazione dal cardinale di Bologna Giacomo Lercaro, in seguito ad una gara catechistica diocesana durante il suo superiorato nella casa religiosa di Crevalcore (Bo).
Sentendo segni di chiamata alla consacrazione totale, si recò a San Giovanni Rotondo per essere confermata dal frate stigmatizzato, san Pio da Pietrelcina, che la rasserenò nel suo intento. Così partì tra le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, dove professò il 27 ottobre 1922. Lungo gli anni di vita religiosa Angela, divenuta Suor Samuele, si distinse per intelligenza, finezza di tratti e intraprendenza. Fu stimata maestra d’asilo, molto amata dai bambini e dai loro genitori.
Per lunghissimi periodi è stata responsabile di comunità, particolarmente amata dalle sue figlie che la vedevano come una vera mamma, piena di premure e comprensione.
Nella testimonianza processuale di Vincenza Marchisella del 10 maggio 2006, che attesta le virtù e la fama di santità del servo di Dio don Ruggero Caputo, la suddetta parlando anche della zia suor Samuele afferma: “Fu per tanti anni superiora e ha sempre trattato le consorelle con grande carità, dolcezza e comprensione. Da alcune di esse ho appreso che quando qualcuna di loro dopo averla fatta soffrire tornava a lei per chiedere scusa, zia suora rispondeva: ‘Forse lei ha agito così perché era stanca. Ora vada in chiesa: è con il Signore che si deve riconciliare, non con me’. Unanimemente le è stato sempre attribuito il ruolo di “angelo di pace” e anche quando ritornava a Barletta, se veniva a conoscenza di piccoli screzi all’interno della sua famiglia, non si dava pace finché tutto non fosse ritornato alla normalità.
Suor Samuele e il fratello don Ruggero possono essere considerati anime gemelle nel cammino di perfezione
e in quanto a spirito di preghiera. Per l’amore che portavano verso la Santissima Eucaristia possiamo definirli
due lampade viventi perennemente ardenti dinanzi al Tabernacolo. Nella già citata testimonianza della pronipote apprendiamo: “Negli ultimi tempi quando veniva in vacanza io l’aiutavo nella pulizia personale. Restai impressionata quando vidi per la prima volta sulle sue ginocchia due calli doppi quanto un dito. Lei era solita dire: ‘Le anime si conquistano con le ginocchia’”.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Bari (dal 1968 a tutto il 1973) come superiora della piccola comunità
religiosa a servizio dell’arcivescovo mons. Enrico Nicodemo. Quando a questi successe mons. Anastasio Ballestrero (agli inizi del 1974), suor Samuele fu trasferita nella casa di Trani, dove sopraggiunse una brevissima e fatale malattia. L’atto di abbandono alla volontà di Dio l’aveva già fissato nel 1972, sull’immaginettaricordo del 50° di professione religiosa, facendo sue le parole di fr. Charles de Foucauld: “Padre, mi abbandono a Te, fa di me ciò che Ti piacerà. Rimetto la mia anima nelle Tue mani, Te la dono, mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore, senza riserve, con infinita fiducia perché Tu sei mio Padre”.
Fu colta dalla morte mentre era ricoverata al Policlinico di Bari.
Dal Bollettino della Congregazione delle Suore d’Ivrea che annuncia la sua morte stralciamo alcune significative testimonianze che riguardano il tempo in cui risiedette a Castignano (AP) e a Crevalcore (Bo), cioè dal 1942 al 1951 e dal ‘53 al ‘59, con una breve nota sul suo superiorato a Massafra (Ta), che si colloca tra il 1960 e il 1966.
La più significativa è quella di don Paolo Diletti, parroco a Castignano. “Conobbi suor Samuele fin da quando venni cappellano a Castignano. Mi aveva preceduto di qualche anno. Notai subito la serietà e l’impegno con cui la maestra dell’asilo lavorava e soprattutto mi colpì la sua maturità spirituale e didattica.
Era sempre alla ricerca di perfezione nell’uno e nell’altro campo e i frutti si vedevano. Otteneva tutto quanto si proponeva e il segreto del suo successo stava nel suo spirito di sacrificio (ricorreva facilmente a penitenze fisiche e non si risparmiava nell’impiego delle sue energie) e nella sua solida pietà (dei suoi piani di lavoro ne parlava ampiamente e accoratamente al Signore con una fede che era facile rilevare nelle sue prolungate
sedute coram Sanctissimo).
Prendeva il Vangelo alla lettera sine glossa e si studiava di seguire la metodologia del grande Maestro.
Se portava frutti per Lui, qualcosa doveva fruttare anche per noi. Nei rapporti umani era molto semplice ed efficace: amava e sapeva amare fino a suscitare simpatia profonda.
Il suo discorso e il suo atteggiamento erano genuini e schietti e soprattutto aveva quella caratteristica soprannaturale che piace a tutti, anche a chi non crede. Ci teneva ad essere accettata così. Non era un composito di atteggiamenti misticoidali da far arricciare il naso e suscitare il riso ma era una testimonianza valida di cristianesimo che otteneva rispetto e lasciava a riflettere.
Il lavoro Scuola-Famiglia, di cui tanto oggi si dibatte, suor Samuele l’aveva attuato fin d’allora abbondantemente, e la sua presenza nelle famiglie dei suoi scolari era cosa ambita e una realtà quasi quotidiana. Aveva capito che non basta il lavoro fatto a scuola, aveva scoperto che il doposcuola - nelle famiglie scendeva più a fondo e garantiva la sopravvivenza di quanto era stato seminato.
Senza l’interessamento vivo dei genitori era quasi tempo perso. È cosa logica e naturale che il bimbo stia dalla parte del suo papà e della sua mamma. Nella parrocchia aveva la sua ascendenza quale valida animatrice capace di smuovere l’intera comunità ecclesiale.
Non le dispiacerà se mi pongo una domanda: sarebbe oggi riuscita ad ottenere tali risultati? Non ardisco dare risposta in nessun senso in quanto sapevo di che fede e testardaggine fosse!
Mi piace riferire tre testimonianze sulla sua attività in parrocchia. La sua Gioventù Femminile da cui sorsero fior di vocazioni. Teneva unite quasi tutte le ragazze della parrocchia e ricordiamo ancora le massicce presenze ai convegni diocesani regionali e nazionali nonché le affollatissime settimane di spiritualità.
La Peregrinatio Mariae del 1949 e le novene all’Immacolata: una preparazione meticolosa, addobbi da capogiro, cori e canti ancor oggi rimpianti.
La malattia del parroco nel 1951, allorché riuscì a sensibilizzare tutto il popolo fino al punto da avere in chiesa nelle giornate di preghiera anche quelli che ci si vedevano raramente o che potevano avere quasi interesse che ci fosse un prete in meno. Tant’è vero che il parroco ammalato di ostiosarcoma maligno è ancora vivo e scrive queste righe di memorie.
Tante altre cose ci sarebbero… ma concludo così: suor Samuele a Castignano è ancora viva, anche se da oltre 20 anni ne è stata assente, come per lei lo era Castignano che le era rimasto nel cuore. Sono sue parole.
Due realtà intime che fa piacere trovare insieme! È proprio vero che quando l’amore è con la A maiuscola difficilmente può morire”.
Testimonia suor Annetta Brescia: “A Massafra suor Samuele è ricordata come una superiora di vita interiore, di preghiera, sempre nel desiderio di non recare dispiacere agli altri.
Non voleva dare a nessuno fastidi e preoccupazioni. Le sue sofferenze le chiudeva nel cuore e le offriva per la conversione dei peccatori.
Così diceva frequentemente. E noi sappiamo che ha chiuso i suoi giorni precisamente con il grande desiderio di vedere tornata a Dio una persona di sua e nostra conoscenza, una mamma, di cui conosceva e amava le figliuole seguendone affettuosamente, più che una madre naturale. Vorremmo che dal cielo potesse fare per loro e per la loro mamma quello che qui non le è stato possibile”. Corona questo breve excursus sulla bella figura di suor Samuele la testimonianza di un’altra sua consorella, suor L. Giuseppina Di Girolami: “Vissi con suor Samuele per due anni, mentre svolgeva il mandato di superiora a Crevalcore.
Apprezzai e stimai in lei una umiltà sincera che le veniva dal basso sentire di se stessa e delle sue virtù. In realtà aveva doti di intelligenza attiva e dinamica. Scriveva infatti l’arciprete di Crevalcore don Enelio Franzoni nel 1958 sul bollettino della parrocchia: che i bambini da suor Samuele coltivati fioriscono bene lo dimostra il fatto che ogni anno quelli da lei presentati alle gare diocesane di Azione Cattolica (fiamme bianche, fiamme verdi) portano via immancabilmente il premio. Sua Eminenza il cardinale Lercaro le ha voluto esprimere riconoscenza dando anche a lei un premio: nel corso di una solenne assemblea diocesana di A.C. le ha donato una ricca biblioteca per ragazzi. Se vogliamo cercare nella vita di suor Samuele qualche cosa che la caratterizzi fortemente dobbiamo fermarci a considerare la sua unione a Dio.
Sulle sue labbra fiorivano espressioni di alta spiritualità che mi facevano pensare e meditare profondamente.
Con lei si viveva con la mente e con il cuore nelle cose di lassù: ne era fortemente attratta.
La bellezza, la grandezza, l’amore di Dio verso di lei la riempivano di gaudio, per cui pareva che già da questa terra vivesse il suo paradiso. Più volte ho cercato di intuire quali doni di grazia Dio avesse profuso in questa creatura.
Se ne avessi rivolto a lei la domanda mi avrebbe risposto senza meno: Dopo Dio debbo tutto a quella grande anima di Madre Cleofe che giustamente potrei chiamare mamma. Con suor Maria Cleofe De Michelis suor Samuele visse a Castino per molti anni e il seme gettato nella sua giovane anima da quella animatrice spirituale che fu Madre Cleofe trovò un terreno fertile e fecondo.
Vorrei parlare di suor Samuele a Castignano, ove visse per nove anni; ma lascio la parola a persone che l’hanno conosciuta proprio in quel periodo.
Se la comunione dei santi è una realtà, vorrei concludere con una interpellanza a suor Samuele.
Se tu fossi oggi con noi, forse con la tua forza di fede faresti qualche cosa di più di quello che a noi pare di non riuscire a fare.
Restaci vicina con il tuo aiuto e ricordati del tuo fratello don Ruggero che tanto amò e ama, per te, la Congregazione che fu la tua seconda famiglia”.

S. Lattanzio

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