Don Antonio
Gissi
è
tornato alla Casa del Padre
Il 27 dicembre scorso,
festa liturgica di San Giovanni apostolo ed evangelista, “discepolo
che Gesù amava”, alle ore 9.00, è entrato
a far parte della schiera dei “comites Domini” (amici
del Signore) il sacerdote Antonio Gissi.
Nato a Barletta il 10 settembre 1919 da Gioacchino e Lucia
Seccia, fu battezzato nella parrocchia di S. Giacomo Maggiore,
nel cui territorio parrocchiale è vissuto fino alla
morte.
Dietro suggerimento della signorina Concetta Distaso, consacrata
nel mondo e instancabile catechista dell’Oratorio, il
Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli inviò presso l’abitazione
di Gissi due coetanei: Pinto Giovanni e Geremia Piccapane (futuro
sacerdote): “da allora, conquistato dalla sua bontà e
santità di vita, non l’ho abbandonato mai. Era
il periodo estivo degli anni 1933/34, avevo frequentato il
1° Istituto Tecnico Inferiore”. Queste notizie le
traggo dalla sua deposizione del 22 luglio 1996, al Processo
di Canonizzazione del Servo di Dio mons. Dimiccoli. “In
quel giorno - è sempre don Antonio che parla - l’Oratorio
divenne la mia seconda casa: anche da seminarista ero sempre
là”.
Il 14 luglio 1946 don Gissi fu ordinato sacerdote e destinato
ad affiancare mons. Dimiccoli presso il “Nuovo Oratorio
San Filippo Neri”.
Rimase lì fino ai primi di ottobre del 1955, quando
passò come viceparroco della Parrocchia del Santo Sepolcro,
carica ricoperta fino all’agosto del 2000, anno in cui,
per ragioni di salute, fu costretto a ritirarsi in casa.
La sua vita è stata caratterizzata da profonda prudenza
e umiltà. Alla scuola del suo amato Direttore, non ha
mai ambito a cariche onorifiche.
Altra caratteristica è stato il profondo attaccamento
alla preghiera. Da sempre, tra le mura di San Filippo e, in
seguito, del Santo Sepolcro, nei momenti di pausa, dopo aver
adempiuto ai suoi doveri di viceparroco e aver soddisfatto
le continue richieste dei fedeli per le confessioni, lo si
vedeva o in ginocchio davanti al Tabernacolo o con la corona
del Santo Rosario tra le mani. Don Dimiccoli, compiaciuto,
un giorno ebbe a dire di don Antonio: “Quello ha il cielo
nel cuore!”.
Provato da circa un trentennio dalla quasi totale privazione
della vista, non ha mai smesso di essere fedele alla recita
dell’Ufficio Divino e alla Celebrazione Eucaristica,
affiancato da confratelli, dai parenti e da tanti uomini e
donne di buona volontà che lo hanno aiutato nella lettura.
In questi ultimi cinque anni complicazioni di salute lo hanno
prostrato, ma il morale è stato sempre alto: mai ha
disperato, ha sempre offerto tutto per il bene della Chiesa.
Don Antonio ora si va a congiungere al suo santo Direttore
Spirituale e agli amici sacerdoti oratoriani, anch’essi
di santa vita, quali don Bartolomeo Palmieri (suo cugino),
don Ruggiero Doronzo, il Servo di Dio don Ruggero Caputo, don
Peppino Dimatteo, don Francesco Spinazzola, don Ruggiero Lamacchia,
don Pasquale Marchisella, don Franco Damato, don Geremia Piccapane,
don Ruggiero Dargenio, don Michele Tatò. Riposi in pace!
Don Sabino Lattanzio |