n. 2 Aprile-Giugno 2006 - Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie
     
 
Periodico trimestrale d'informazione sulle Cause di Canonizzazione del Servo di Dio sac. Raffaele Dimiccoli e del Servo di Dio sac. Ruggero Caputo
 

Mons. Dimiccoli
povero in terra
cinquant’anni fa entrava ricco nel Regno dei Cieli

“Fino a ieri, nella S. Messa, ogni mattina, pregavo per la guarigione di don Raffaele: da questa mattina, ho cominciato a pregare per il suo Riposo Eterno, se mai ne avesse bisogno. Io già lo considero vivente in Dio, nella gloria eterna con Gesù Risorto. Voglia in cielo – e lo farà – pregare per voi tutti e per me. Da Lui molto mi aspetto”.
Era appena spirato, alle 3,00 di quel 5 aprile 1956 e già, dopo alcune ore, mons. Sabino Cassatella, suo inseparabile amico in santità, anch’egli sofferente, farà pervenire questo bigliettino alla sorella Maria e ai familiari del Servo di Dio mons. Dimiccoli. Ma non fu l’unico. Anche mons. Michele Doria, da Andria, inviò il seguente telegramma: “Piango con voi amico perduto, invoco mio protettore”. Già in vita, don Raffaele era ritenuto santo. È a tutti nota che san Pio da Pietrelcina era solito rivolgere l’obiezione ai barlettani che si avvicendavano a san Giovanni Rotondo: “Perché venite da me, se a Barletta avete un santo?”.
Il Servo di Dio don Ruggero Caputo, per la gratitudine e l’affetto che portava verso il suo santo Direttore, da quando apprese la notizia della morte di don Raffaele fino al giorno della sua sepoltura, non prese cibo. Vani furono i tentativi della sorella. “Lasciami piangere il mio Direttore – fu la risposta –. Tu non potrai mai capire cos’è stato lui per me!”. Non paia, allora, un’esagerazione il contenuto della lettera scritta dall’arcivescovo mons. Reginaldo Giuseppe Maria Addazi per il trigesimo della sua morte, in cui addita il suo stretto collaboratore (in quanto Vicario Generale per l’Arcidiocesi Nazarena di Barletta), quale modello di santità per il clero delle tre Diocesi: “Venerabili fratelli, Dio non cessa dal suscitare nella sua Chiesa i Santi, perché, oltre all’azione diretta che essi esercitano sulle anime, noi avessimo l’esempio vivo, immediato, aderente alla nostra natura, di virtù cristiane esercitate con eroica semplicità. Guardiamo a mons. Dimiccoli, imitiamolo, seguiamone le orme e saremo degni Ministri di Dio. E con serenità di spirito ci avvicineremo al nostro ultimo giorno terreno, fidenti nella misericordia del Signore”.
Alcuni hanno definito “pastorale delle ricorrenze” l’abbondanza di celebrazioni che evocano date e avvenimenti del passato, che sembra vogliano nascondere una certa crisi di risposte e proposte che la Chiesa è chiamata a dare oggi, in questo contesto, all’uomo concreto e che, spesso, non riesce. Al contrario, vediamo un grande segno di speranza il ricordo dei nostri fratelli che ci hanno preceduto e che hanno vissuto santamente in tempi certamente diversi dai nostri, ma altrettanto difficili, e questo ci interroghi sulla qualità della nostra vita alla luce del Vangelo.
Sac. Sabino Lattanzio

 
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