Mons.
              Nicola Monterisi, estimatore del Servo di Dio, don Raffaele Dimiccoli
              Sessant’anni fa, il 30 marzo 1944, mons. Nicola Monterisi
                chiudeva la sua esistenza terrena in un ospizio di anziani della
                città di Salerno, dove volle ritirarsi nell’approssimarsi
                dell’ultima ora. A quanti palesarono apertamente il loro
                dissenso circa questa sua scelta, Monsignore lasciò detto
                al suo inseparabile segretario, mons. Antonio Balducci: “Dirai
                a chi volesse dissentire che per un Vescovo è grande onore
                morire in mezzo ai poveri!”.
                Il vecchio Presule veniva fuori, duramente provato, dagli orrori
                della seconda guerra mondiale che aveva condiviso con il martoriato
                popolo di Salerno, per il quale era divenuto l’angelo consolatore.
                E difensore dei diritti dei poveri fu anche quando si oppose
                fermamente alla requisizione del Seminario Regionale, per le
                necessità contingenti della Nazione, nei confronti del
                Comando Alleato, ma soprattutto del Capo del Governo Italiano,
                il maresciallo Pietro Badoglio, che con spavalderia aveva messo
                in dubbio l’amor patrio dello stesso Monterisi. L’Arcivescovo,
                già seriamente minato in salute, quasi a riprendere il
                suo giovanile vigore, ebbe a rispondere senza remore: “Non
                permetto che si metta in discussione la mia italianità;
                mi sento e sono più italiano del maresciallo Badoglio.
                Quando il popolo è rimasto solo e stremato dalle sofferenze
                della guerra io, vecchio di 76 anni, col mio clero sono rimasto
                al mio posto a conforto e sollievo della popolazione, mentre
                il maresciallo Badoglio è scappato a Pescara!”.
                Nicola Monterisi nacque a Barletta il 21 maggio 1867, fu ordinato
                sacerdote il 15 agosto 1893; nel 1913 consacrato vescovo di Monopoli;
                di lì passò nel 1919 arcivescovo a Chieti, per
                poi essere trasferito nel 1929 alla sede primaziale di Salerno.
                Anche se lontano, non smise mai di interessarsi al bene della
                sua città natale, incoraggiando persone e iniziative,
                com’era sua indole. Nel 1924 dalla sede di Chieti raggiunse
                per iscritto anche il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli che
                stava inaugurando il Nuovo Oratorio S. Filippo Neri. 
                Eccone il testo:
                “
                Caro don Angelo Raffaele, godo della gioia tua e della folla
                dei tuoi monelli. Il Signore ti faccia largamente partecipe di
                tutte le benedizioni, da Abramo sino a don Bosco. Il tuo Istituto
                con quello di don Uva a Bisceglie e di don Rossi a Trani, siano
                il principio di poderoso risveglio religioso nella mia Diocesi
                di origine, fatto di opere solide di educazione e di carità.
                Costì vi devono essere certamente molte anime che pregano.
                Benedizioni a tutti e affettuosità”.
                Non mancarono altre circostanze in cui vediamo il suddetto arcivescovo
                al fianco di don Raffaele. Si pensi al memorabile incontro descrittoci
                da padre Gerardo Onorato della casa rogazionista di Trani, in
                occasione della consacrazione episcopale di mons. Domenico Dell’Aquila,
                avvenuta presso la cattedrale di Barletta il 28 agosto 1932: “Vi
                accorremmo da Trani per assistere alla consacrazione di mons.
                Domenico Dell’Aquila, eletto Prelato di Altamura e Acquaviva.
                Dopo la Santa Messa dalla Cattedrale giungemmo all’Istituto
                Santa Teresa del Bambino Gesù dove ci attendeva il parroco
                della Sacra Famiglia, don Sabino Cassatella, che ci offrì il
                pranzo. Verso le ore 16.00 ci recammo all’Oratorio di don
                Raffaele, nostro confessore straordinario, che in quel giorno
                festeggiava l’ottavo anniversario della sua fondazione.
                Per l’occasione don Raffaele aveva invitato S.E. mons.
                Nicola Monterisi, che in mattinata era stato in Cattedrale uno
                dei vescovi consacranti.
                Le ore che trascorremmo in quel luogo furono davvero una delizia.
                Stando in mezzo a centinaia di cari bambini che gridavano, che
                cantavano, che battevano le mani con quella vivacità e
                spontaneità che li contraddistingue ci pareva di ritornare
                bambini. Parecchi di quei frugoletti, molti dei quali protagonisti
                nelle diverse rappresentazioni, erano già destinati ad
                essere vocazioni e quando ognuno di loro scendeva dal palco: “Questo
                verrà da noi, Eccellenza!”, dicevano i nostri Superiori. “Questo
                pure!”. “E anche questo!”. Ad un certo momento
                mons. Monterisi rispose sorridendo: “Eh, state spopolando
                Barletta!”.
                Verso la fine Mons. Monterisi si alzò e rivolse poche
                e allegre parole a codesti monelli, concludendo così: “Sapete
                il fatto di Tobia?”. Tobia si salvò perché seguì e
                obbedì San Raffaele che l’accompagnava. Anche voi
                avete un angelo che vi guarda: è don Raffaele. Se volete
                salvarvi seguite don Raffaele; se volete mantenervi puri e buoni
                seguite il vostro angelo, obbedite a don Raffaele!; se volete
                essere felici per tutta la vita fate quello che vi dice il vostro
                direttore e padre, don Raffaele”.
                Facciamo nostro - estendendolo a tutta la Chiesa - l’augurio
                rivolto nel 1936 da mons. Nicola Monterisi al Servo di Dio, in
                occasione del suo 25° di sacerdozio: “Auguro alla mia
                Città natale, che il Signore Le moltiplichi e perpetui
                Sacerdoti come don Raffaele Dimiccoli, infaticabile operaio e
                formatore di operai nella Vigna divina. Sull’altare della
                Madonna dello Sterpeto al Santuario è scritto: Protegam
                civitatem istam. E la Madonna mantiene la parola suscitandole
                sacerdoti santi ed operosi”.