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 Giovanni Paolo II affiancato dal direttore generale, dott. Susca. Roma, 10 dicembre 1997 |
Il nuovo ospedale intitolato a mons. Dimiccoli:
una giusta benemerenza al grande benefattore
della città di Barletta
Sono trascorsi 47 anni dalla morte del Servo di Dio mons. Raffaele Dimiccoli (5 aprile 1956) e la sua fama di santità anziché diminuire aumenta sempre più.
È ormai memoria storica, radicata in diverse generazioni di barlettani, il ricordo del diuturno e disinteressato lavoro svolto dal Servo di Dio il quale, spogliatosi anche dei beni di sua proprietà, si prodigò a favore degli ammalati, dei poveri, dei piccoli e della gioventù; per questo egli è da tutti riconosciuto quale espressione più alta della fede e della generosità della nostra gente.
Le sue opere religiose e socio-educative dislocate nei diversi quartieri periferici della città di Barletta, a partire dal rione Maranco, con la fondazione del Nuovo Oratorio San Filippo Neri (1924), al rione San Nicola, con la Casa degli Angeli (1928), al rione Medaglie d’Oro, con l’opera assistenziale del Villaggio del Fanciullo (1949), per finire con le basi da lui poste prima di morire per l’istituenda parrocchia del Cuore Immacolato di Maria (1954), sono la testimonianza vivente di un cuore sacerdotale che non solo si preoccupò di portare Dio ai fratelli, ma si fece carico dei problemi di tutti, contribuendo a risanare le piaghe sociali che abbracciano il lungo periodo storico, a cavallo tra le due Guerre Mondiali. |
Anche se per profonda umiltà era portato a scomparire, tuttavia il bene che andava operando non poteva restare nascosto, anzi, gridava ai quattro venti. Perfino coloro che esternavano apertamente la loro "laicità" non si vergognavano di manifestare pubblicamente la loro ammirazione verso la persona e l’operato di mons. Dimiccoli. Un noto personaggio locale dichiaratamente scettico - da tutti apprezzato per sincera rettitudine morale - così si esprimeva: "Io i sacerdoti non li posso vedere, ma di don Raffaele ho una grande stima perché è un sant’uomo!".
Già in vita il Servo di Dio ha ricevuto pubblici attestati di riconoscenza, tanto più dopo morto. Basti pensare che il giorno stesso del suo funerale il Sindaco "laico" del tempo si fece promotore per inoltrare le pratiche necessarie per dargli la sepoltura privilegiata in S. Filippo. E ad un mese dalla morte la sua salma fu già tumulata nel suo amato Oratorio, dove ancora riposa in attesa della beata risurrezione.
Il 13 febbraio 1997, in occasione dell’esumazione del corpo del Servo di Dio - trovato mirabilmente intatto - il sindaco del tempo, dott. Ruggiero Dimiccoli, a nome di tutta la cittadinanza rappresentata dalla sua persona, ebbe ad esternare tutta la gratitudine verso il benefattore comune, affermando: "Possiamo, a buon diritto, dire che Mons. Dimiccoli ha privilegiato nella sua vita l’evangelizzazione ma anche la promozione umana, coadiuvando le autorità civili del tempo che non riuscivano a stare dietro a tutte le emergenze che la città presentava. [Inoltre] Per sua decisione testamentaria lasciò la propria abitazione all’Ospedale Civile della città, ultimo gesto di carità a conclusione della sua vita terrena. Per tutti questi motivi, la città di Barletta annovera il suo nome tra i figli più illustri".
In virtù dei meriti succitati, già dal 1996 - anno in cui fu introdotta la Causa di Canonizzazione di mons. Dimiccoli - le Amministrazioni Ospedaliere espressero ferma volontà di intitolare al Servo di Dio il Nuovo Ospedale cittadino. Se ne ebbe conferma nell’ottobre 1997 allorché, alla presenza del card. Salvatore Pappalardo - giunto a Barletta per benedire la Cappella ricavata nel pianterreno della casa natale di don Raffaele - il Direttore Generale dell’AUSL/2, dott. Pierantonio Susca rese nota a tutta la cittadinanza la decisione che il nuovo nosocomio sarebbe stato intestato a mons. Dimiccoli. E la prima pietra dell’Ospedale, benedetta in Vaticano dal Santo Padre Giovanni Paolo II in data 10 dicembre 1997, fu il sigillo di tale comune desiderio. |
Il Servo di Dio don Raffaele Dimiccoli, ha alleviato con tutto se stesso le sofferenze del prossimo fino a farsene carico, e allorquando si è trovato nell’impossibilità di offrire una soluzione, ha esortato i fratelli con l’espressione ricca di fede: "Santifica il dolore!", cio¸: sappi trarre anche dalla negatività il bene; scopri il valore redentivo della sofferenza, unisciti ai patimenti di Cristo, offrendoli per la tua santificazione e per la salvezza dei fratelli.
Chi entrerà nel Nuovo Ospedale, fissando lo sguardo sull’immagine di don Dimiccoli, vedrà in essa la copia vivente del Cristo, Buon Samaritano, che si è fatto uno di noi per riscattarci dal male e aprirci alla speranza che il dolore e la morte saranno sconfitti, perché: "vivremo con Lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; [in quanto] la morte non ha più potere su di Lui" (Rm 6, 8-9).
Don Sabino Lattanzio
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 Pellegrini di Barletta in P.zza S. Pietro per la benedizione della prima pietra del nuovo ospedale intitolato a Mons. Dimiccoli |
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