Il servo di Dio don Ruggero Caputo amava 
                    grandemente il mistero del santo Natale, del Figlio 
                    di Dio disceso sulla terra e fattosi uomo per 
                    salvare l’umanità intera. Nel tempo natalizio era 
                    solito allestire in casa un Presepio originale, formato 
                    da una grande grotta con dentro i componenti 
                    della Santa Famiglia. Dinanzi a Gesù bambino 
                    amava porre una folta schiera di angeli,                    “perché - diceva - furono i primi ad accorrere e a 
                    circondare la mangiatoia di Betlemme per lodare e 
                    adorare il Signore e i primi a diffondere lo straordinario 
                    annuncio del Natale del Salvatore”. Accanto 
                    ad essi c’erano tantissime pecore, senza alcun 
                    altro personaggio: “Le pecore siete voi - riferendosi 
                    ai suoi figli e alle sue figlie spirituali -. Vi 
                    ho messi tutti vicino a Gesù e ogni giorno vi raccomando 
                    a Lui, uno per uno, affinché vi tenga stretti a 
                    Lui. Voi fate parte delle preoccupazioni, dei pensieri di 
                    questo povero piccolo prete di Gesù. E siete la parte mia, 
                    anzi, dopo Gesù, siete appunto la porzione più cara della 
                    mia eredità in Cristo. Tante volte dico a Gesù quelle parole del Vangelo: ‘Redde quod debes’, cioè: dammi ciò 
                    che mi spetta!; dammi la santificazione di tutti i miei figli spirituali”.
                    Per comprendere la profondità interiore di quest’uomo di Dio riportiamo di seguito una meditazione 
                    da lui scritta per il santo Natale 1978, affinché anche noi possiamo entrare nel “grande 
                  mistero” che ci accingiamo a contemplare in questo sacro tempo liturgico.
                  La profondità insondabile del Mistero del Verbo di Dio fatto Uomo:
                  “Medius autem vestrum stetit Quem vos nescitis” 
                    (In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete)
                    Mio Dio, abbi pietà della mia cecità, dammi 
                    luce, fa che io povero, miserabilissimo peccatore 
                    comprenda in qualche modo il grande, 
                    immenso Mistero del Tuo sposalizio con la nostra 
                    umanità. Tu Principio e Termine di ogni 
                    cosa, Tu l’Unigenito del Padre, Tu l’Eterno, 
                    l’Onnipotente, Ti sei rivestito della nostra fragilità, 
                    sei venuto ad essere povero, mite, umile, 
                    crocifisso. Sei venuto a soffrire perché io potessi 
                    partecipare della gioia e del gaudio del Padre, 
                    del Figlio e dello Spirito Santo.
                    1) Gesù, mio bello e dolce Gesù Bambinello, 
                    Ti contemplo su questa paglia insieme alla 
                    Madonna, a Giuseppe, agli Angeli della 
                    grotta. Che cosa posso, io povero cieco, contemplare 
                    dinanzi alla vastità del cielo in cui 
                  si contano anche miliardi di anni luce di stelle lontane, come pure dinanzi a così incommensurabile 
                  Mistero? Se l’uomo dinanzi alla 
                  vastità e profondità dei mari, dinanzi alle 
                  alte vette dei monti, resta muto, attonito a 
                  contemplare così stupende meraviglie... 
                  quanto più dinanzi a questo Mistero più 
                  vasto dei cieli, più profondo degli abissi, più 
                  alto delle alte vette resta muto ed attonito, 
                  confuso a contemplare quel dolce, amabile 
                  Bimbo che è il Creatore di tutte le cose, Figlio 
                  di Dio, l’Eterno, l’Onnipotente che si è 
                  fatto così piccolo e debole! Gli Angeli hanno 
                  cantato sulla grotta il loro canto di Gloria 
                  a Dio e di pace agli uomini di buona volontà, 
                  però sono rimasti ammirati, confusi 
                  dinanzi al loro Creatore fattosi così piccolo 
                  per amore dell’uomo. Anche la Madonna, 
                  S. Giuseppe sono muti, meravigliati, estasiati 
                  e tutti silenziosamente assorbiti nella 
                  contemplazione del Verbo di Dio fattosi Figlio 
                  di Maria che ha voluto come primo giaciglio 
                  la dura paglia e come dimora la povera 
                  fredda grotta. Mio Dio, mio Dio, quanto 
                  sei meraviglioso e come ci hai amato, come 
                  vorrei che il Tuo amore tutto mi prenda e mi 
                  assorba. O Maria, Mamma Immacolata di 
                  Gesù e Mamma mia, ammettimi con Te a contemplare 
                  Gesù, Figlio Tuo e fratello mio.
                  2) Adorare, insieme alla Madonna e S. Giuseppe, 
                  il Verbo di Dio “qui exinanivit semetipsum 
                  formam servi accipiens” (che spogliò 
                  se stesso, assumendo la condizione di servo).
                  Dal profondo abisso della mia nullità e 
                  dei miei peccati, con la faccia per terra, Ti 
                  adoro, o Maestà Infinita, o Bellezza Infinita, 
                  o Potenza Infinita che Ti sei così abbassata 
                  per me. E ancora più abbassata, annientata 
                  nel Mistero del SS. Sacramento. Come vorrei, 
                  mio Dio, col mio amore ripagarti di tanto 
                  tuo soffrire e umiliarti per amor mio. Ti 
                  sei così tanto abbassato perché io fossi innalzato 
                  alla immensa e meravigliosa altezza 
                  di figlio di Dio e fratello Tuo. Quanto dovrebbe 
                  disgustarmi la mia superbia e la mia indolenza 
                  dinanzi al mio Dio così umiliato!...
                  3) Riparare: l’incomprensione degli uomini che 
                  non si curano per niente di conoscere, amare 
                  questo Dio d’infinito Amore. Oggi specialmente 
                  come una epidemia infetta il cuore 
                  di tanta parte dell’umanità di ateismo e 
                  di rifiuto di Dio e di ogni valore spirituale e 
                  della dignità dell’uomo.
                  4) Entrare: nel vivo, nella vita di questo Mistero, 
                  che è tutto di donazione e di offerta, come 
                  hanno fatto i santi sulle tracce del Verbo Incarnato. 
                  E’ un Mistero di totale offerta: e tu 
                  sei tutto di Gesù? Vedi quante bestioline 
                  velenose delle tue passioni ti ingombrano il 
                  cuore e la mente? Che aspetti? “Nescit tarda 
                  molimina Spiritus Sancti gratia” (La grazia 
                  dello Spirito Santo non comporta lentezze).
                  Amen. Viva Gesù.